Non ne volevo parlare, ma tant'è .....
Parecchi anni orsono avvenne un infortunio in azienda, che portò ad una menomazione. Al di là del dispiacere personale - io non ci dormii per parecchie notti, e tuttora mi capita, talvolta, di ripensarci - la causa fu il mancato rispetto delle più elementari norme di sicurezza, delle disposizioni leggibili sulla segnaletica e delle precise istruzioni di lavorazione da parte di colui che ne subì le coseguenze.
Tenete presente che la persona in questione aveva avuto opportuna formazione: le norme di comportamento gli erano state ben spiegate all'atto dell'assunzione, con tanto di pro-memoria scritto e controfirmato, nel periodo iniziale era stato affiancato ad un compagno di lavoro esperto che non aveva lesinato raccomandazioni sul tema, io stesso - che dalla sicurezza sono sempre stato quasi ossessionato - mi premuravo, e lo faccio ancora con tutti i collaboratori, di ricordargli spesso quanto sia importante fare attenzione a come si sta operando.
I suoi stessi compagni di lavoro non seppero capire perché mai egli si era comportato in quel modo, e qualcuno avanzò persino l'ipotesi di un momento di follia, che francamente non saprei valutare.
Immediatamente dopo l'infortunio, venne un ispettore INAIL a fare un sopralluogo e si rese conto che le cose erano andate proprio come vi sto spiegando, tanto che le sue parole di commiato - le ricordo ancora - furono: avete fatto tutto ciò che è ragionevolmente possibile, purtroppo a volte non basta.
Nonostante non avessimo responsabilità, cercammo di dargli una mano quando fu dimesso dall'ospedale, dal momento che non avrebbe più potuto lavorare con noi, pur potendo condurre una vita quasi normale. Senza ragionamenti di alcun tipo, semplicemente era una cosa ovvia.
Ci ritrovammo - anch'io in prima persona - citati in giudizio davanti al giudice del lavoro. A parte il fatto che il consiglio ad agire in quel modo gli venne dal sindacato (cosa che mi è rimasta a lungo sullo stomaco e che ancora oggi, a torto od a ragione, influenza il mio giudizio nei riguardi del mondo sindacale), il fatto rilevante per la nostra discussione fu che il nostro legale, conosciuto il nome del magistrato a cui era stata affidata la questione, ci disse che sarebbe stato meglio cedere al ricatto ed andare ad una transazione. Non avremmo avuto alcuna possibilità, pur contro ogni evidenza fattuale. In aggiunta a ciò, anche in appello le probabilità non sarebbero state magnifiche, perché la percentuale di magistrati di sinistra - pure estrema - che operava in quel campo era rilevante. Così dunque facemmo, ed alla prima ed unica udienza l'atteggiamento di evidente ostilità del giudice, che pareva voler dichiarare il suo disprezzo per cotali delinquenti, ci fece capire che era stata mossa saggia. Contro ogni idea di giustizia, ma rabbiosamente saggia. Consentitemi di non fare nomi e di non menzionare circostanze, ma molti testimoni potrebbero confermare questa storia.
Indovinello: secondo voi, in particolare mi rivolgo agli strenui difensori degli appartenenti ad MD, qual'è la mia fiducia nella magistratura?
Inoltre, BS era ancora ben di là da venire: vi rendete conto che non c'entra un piffero oppure chiudete occhi ed orecchie e continuate la vostra crociata? Temo di sì, in realtà ....